Racconti dublinesi 1

“Signore, fa’ che ci sia il gatto!”

La cucina irlandese non è solo poverissima (il che farebbe dire poveretti) ma terribile per ingredienti, modo di assemblaggio e cottura; se poi vi si aggiunge una landlady taccagna come quella presso cui alloggiavamo, sei proprio nei guai. Il momento più terribile è stato quando una sera, dopo che nel packet lunch del mattino avevamo trovato un sandwich al tonno dal colore e sapore dubbi, aprendo il frigo, abbiamo scoperto una scatoletta di Kitekat: gatti non ce n’erano in giro, che lei alimentasse il gatto del vicino era impensabile, a chi poteva essere destinato, se non a noi? Con le budella attorcigliate, abbiamo cominciato a favoleggiare di un gatto che, sì, c’era, lo avevamo visto, forse era della nipotina e la scatoletta era lì in attesa della prossima visita, mah, … Signore, fai che ci sia un gatto! Quando, dopo un paio di giorni ed essendo casualmente in casa in tarda mattinata abbiamo visto un povero essere spelacchiato che, reggendosi a stento sulle zampine, si dirigeva verso un piattino su cui era stato posto un poco (MOLTO poco) di pappa – arrivarci o morire di fame, questa la dura legge irlandese – aaaahhh che sollievo, grazie Signore grazie GRAZIE!

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