Nel libretto allegato al suo ultimo CD (La Force et la Doucer – Marin Marais/Jacques Gallot – 2009 Passacaille – Musica Vera 957) il valente gambista Vittorio Ghielmi affronta un argomento di grande interesse: la autentica interpretazione “autentica” e le esecuzioni filologiche odierne.
Ghielmi afferma che, ” … trattandosi di una retorica musicale assai lontana e forse inconciliabile alla moderna, possiamo immaginare che un CD realmente eseguito à la Marais da Marin Marais in persona non riceverebbe oggi alcun premio della critica o sarebbe forse pubblicato da qualche collana di reperti etnomusicologici. Se infatti ci soffermiamo seriamente sulla lingua e retorica del teatro francese di fine ‘600, così come sui testi musicali, ci rendiamo immediatamente conto che si tratta di ‘forme’ talmente cristallizzate e differenti da ciò che nella nostra retorica musicale sembra ‘naturale’, che il paragone, già usato, tra queste forme d’arte barocca e il teatro No non è sicuramente fuori luogo, almeno per quanto attiene allo straniamento retorico del linguaggio. I parametri in gioco sono tutt’altri, sicché è assai probabile che i fenomeni del linguaggio musicale ritenuti centrali da Marin Marais e dal suo pubblico siano per noi i fenomeni secondari e viceversa.”
Segue la dimostrazione di quanto affermato attraverso le testimonianze coeve dello stile esecutivo di Marais – da Défense de la Basse de Viole (1740) di Hubert Le Blanc al Méthode pour apprendre à jouer de la viole di Etienne Luolié – “… in cui i suoni non sono sostenuti e modulati durante l’arcata. … Il suono così prodotto presenta dunque una éclipse centrale, cioè un vuoto che segue immediatamente l’articolazione della nota, come in una corda percossa da un plettro … come negli strumenti a pizzico .. ” anche se ” … Marais era capace di variare queste brevi articolazioni del suono in sei modi differenti, cioè, trattandosi di colpi di plettro, di produrre sei attacchi diversi, sei consonanti differenti …”.
Quindi, “… in nessun modo la melodia, frammentata ad ogni arcata, sembra essere il parametro principale … Marais ricerca innanzi tutto una ‘natura’ del suono … Dunque la scrittura musicale (la melodia, il ‘pezzo’) non è che una sorta di pretesto … per far fare apparire un universo nascosto nella risonanza … Un universo sonoro, quello degli armonici e dei loro rapporti, che per l’uomo antico è analogo all’ordine cosmologico e sua immagine, e che nel suono si può toccare fisicamente…”.
Una esecuzione di tal tipo ricerca quindi ” … Una retorica … codificatissima alla ricerca della ‘vera’ dolcezza, intesa come manifestazione di una realtà superiore e non come una serie di piccoli trucchi ed abbellimenti messi in atto per accattivarsi il pubblico … Come in tutte le musiche tradizionali l’ornamento ha innanzi tutto un ruolo articolatorio; serve a far ‘parlare’ lo strumento e solo come parametro secondario può avere anche una funzione melodica.”
Conseguentemente le esecuzioni a la Marais “… si allontanano anni luce dalla lettura soft-new age a cui questi testi musicali sembrano oggi superficialmente prestarsi …” e “… il colpo d’arco exprimé ou enflé … Questo modo di emissione, che è oggi praticamente un vizio continuo della tecnica gambistica e direi di tutto il fraseggio della cosiddetta ‘musica antica’ è, come vediamo, un caso ‘eccezionale’ nel testo di Loulié …”.
Mi scuso con Ghielmi per aver così abbondantemente saccheggiato il suo scritto per concludere con una mia considerazione di livello molto più terra terra e probabilmente banale: molte volte le esecuzioni de Li Musicanti sono state etichettate come “new age”; è una critica che accetto, ovviamente, e anche condivido; ma attenti, amici miei, perché come vedete la trappola del new age è sempre lì dietro l’angolo …