Un nuovo racconto (londinese)

MERIDIANO ZERO – La Casa degli spiriti

Settembre, andiamo, è tempo di migrare … e cosí anche quest’anno ho accompagnato Rosanna ed Enrico nella melodrammatica spedizione in terra d’Albione che loro chiamano “stage linguistico”; è la terza volta, l’anno scorso eravamo a Dublino (vedi Racconti Dublinesi 1 e 2 ) e due anni fa ad Hastings; quest’anno siamo andati a Greenwich, che come benvenuto ho scoperto che non si dice “Grinuic” come ho pronunciato e sentito pronunciare per sessant’anni, ma “Greenig”!

Per amor del vero, solo la scuola frequentata al mattino dai ragazzi era a Greenwich, le famiglie che ci ospitavano erano a Catford, sobborgo del sobborgo londinese di Lewisham; dalla brochure dell’agenzia, apprendiamo che Lewisham ha 60.000 abitanti, di cui il 66% di razza bianca e il 22% di razza nera, caraibica o africana: ma i bianchi o stavano tutti concentrati altrove o stanno in casa mentre i neri corrono avanti e indietro come pazzi, perché sembrano il 90% almeno!

E infatti, quando al punto d’incontro arrivano le famiglie a prelevare i ragazzi e noi group leaders, dopo due donnone bianche e un omino anche lui bianco, gli altri sono tutti di colore. Ora, i miei lettori più evoluti non troveranno in questo niente di strano, ma per me che a Savona se incontro dei neri sono o mendicanti o venditori ambulanti fa un certo effetto; mi consola che anche i ragazzi, tanto più giovani di me e più “moderni” sono un po’ stupiti e qualcuno anche imbarazzato; mi dico “Bene! Ecco una bella lezione di cultura inglese … ” Falso e ipocrita, perché a me, stando alla solita brochure, spetta la manager di un asilo, diamine, sarà bianca certamente … e infatti ecco comparire una signora di colore ENORME, faccione quadrato, capelli crespi cortissimi, che mi leva di mano le due valige che penosamente sto trascinando verso di lei e con due dita le schiaffa nel portabagagli di una cosa che, in tempi remoti, era una automobile, oggi non saprei come definirla; comunque parte, e la signora guida come un pirata della strada insultando gli altri automobilisti che non le fanno strada, peraltro abbondantemente ricambiata – quando si fa largo a colpi di clacson io sussurro un penoso “Italian style” con un timido e prudente sorriso, lei si fa una bella risata e dice “Yaaa!”.

Sto pensando che era ovvio, in una zona nera con asili frequentati da neri era la cosa più ovvia che anche la direttrice fosse nera, quanto alla presunta automobile, se non lo so io che gli stipendi pubblici sono bassi … stiamo percorrendo la via in cui si trova la casa, tipico viale inglese con casette a due piani monofamiliari accoppiate a due a due, ma che tristezza: ci sono tantissimi cartelli “TO LET” e le case in vendita sono desolanti e un po’ spettrali, con le tendine alle finestre sporche e strappate, il giardinetto pieno di oggetti abbandonati e ruggini, talvolta pensino un’auto coperta da due dita di sporco, gomme sgonfie, che fanno pensare ad una rovina drammatica ed improvvisa ma danno a tutta la via un aspetto tra il desolante e l’inquietante, con questi fantasmi di vite spezzate alternati alle case normalmente abitate.

Arriviamo alla casa e, sorpresa, scopro che la manager di asilo, comunque, e fatti salvi i controlli delle autorità preposte, il posto se lo è creato da sè adibendo il piano terra della sua abitazione ad asilo privato; peraltro scopro che non è la signora che mi accompagna perché questa, per trovare la nostra camera, deve provare tutte le porte che, strano però, sono tutte chiuse a chiave. Chi sarà la nostra landlady? Perché tutte le porte sono chiuse? Chi vive in questa casa che è tanto grande ma pare deserta?

La camera è grande, arredata con due letti con rotelle, cosí di notte ti sembra di essere in barca, mare mosso; è pulita, ma la squallida pittura old blu è alternata a generose spatolate di stucco bianco, neppure carteggiato, che dà un senso di precario … e non c’è luce, cioè c’è solo il lampadario centrale, niente comodini, niente lampadina da notte … e l’armadio, un kitch terribile, falso rococò con i bordini in finto oro che ne mancano per cosí, e il retro è sfondato e si apre su un buio nulla preoccupante: topi? Per sicurezza tengo tutto in valigia, ma anche questa, lí aperta per terra aggiunge desolazione a desolazione e anche un che di provvisorio in attesa di … ?

Arriva finalmente, la landlady, di origine giamaicana, per quel che ne capisco, laconica fino al nulla, parla peraltro un inglese strano e non solo per me, anche per Rosanna che ne ha sentito di tutti i tipi, tutto gutturale con frequenze da baritono, e poi un’aria tristissima e un gran mazzo di chiavi, saranno un centinaio, con cui apre e subito richiude ogni porta per cui passa; e poi vive in un’unica stanza, quella accanto alla nostra, dove dorme mangia e tiene la TV accesa giorno e notte – e anche il caminetto, ma se sembra di essere estate, ce l’ha il sangue nelle vene??!!??

Rosanna non sa resistere alla voglia di fumare in camera, anche perché uscire la sera davanti a casa, beh, le fa un po’ paura; lei se ne accorge subito e le fa una faccia orribile, fumare, se non se ne può fare a meno, dice con tono minaccioso, si può, ma fuori dalla porta di casa … e Rosanna terrorizzata si rassegna a tenersi la voglia fino al mattino.

Noi, da bravi italiani, ci siamo procurati una bottiglia di vino per la cena e gliene offriamo … mamma mia, cosa abbiamo fatto! Scandalizzata ci dice di appartenere a una religione che vieta assolutamente di bere vino, ‘zzo, anche questo oltre al fumo, e che altro?

La religione che dichiara di professare non è poi cosí esotica, addirittura c’era anni fa a Savona un gruppo di suoi confratelli – però bianchi – e poi l’atmosfera della casa e il soggetto ci fanno inesorabilmente pensare a qualche strano rito, non dico il vudù, ma in cosa consisteranno i loro riti?

E poi, perché la nostra camera non ha la chiave da potersi chiudere dentro almeno di notte?

Arriva il sabato, passiamo una giornata pesantissima portando i ragazzi a Londra fin dal mattino, il giorno dopo ci aspetta una levataccia per andare a visitare un qualche castello chissà dove, arriviamo distrutti con un po’ di anticipo, la incontriamo sulla soglia di casa e ci dice che sta andando in chiesa e che resterà lí tutta la notte (??) beh, meglio, nella casa vuota siamo più tranquilli; ma …

Arrivati alla nostra camera, scopriamo che è chiusa a chiave! Dentro c’è tutto, dal carica telefonino (che dà il segnale di batteria esaurita, ovvio no?) ai vestiti per cambiarci, al necessario per la toletta, alla giacca perché si è messo un po’ freddo … Proviamo a cercare la chiave, ma giriamo per tutta la casa, enorme, senza trovarla né trovare niente che possa aiutarci ad aprire la porta, vuoi una chiave diversa come quelle che trovo in un armadio a muro che ho aperto facendomi il segno della croce, al cacciavite, anch’esso lí dentro, ma bisognerebbe distruggere lo stipite, che oltretutto è appena stato ridipinto, io il coraggio non ce l’ho!

Rosanna prova con le ultime risorse del telefonino a chiamare il numero che ci ha dato l’agenzia: le risponde un inquietante rumore come di sciacquio e una voce cavernosa in un anglo-vudù le chiede chi è, lancia alcune grida indecifrabili e chiude la comunicazione!

Sconsolati, ceniamo e andiamo come al solito al pub per incontrarci con Enrico – la signora non ha mai mostrato di gradire queste uscite serali, anche se noi le giustifichiamo con la necessità di verificare che i ragazzi siano tutti a letto (e questi stanno in casa finché quello lasciato di sentinella li avverte che NOI siamo andati a letto, dopodiché se ne scappano a Londra mentre noi dormiamo sonni beati pensandoli al sicuro). Appresa la triste vicenda, Enrico non ha dubbi: “Buttate giù la porta!” ma io so che non lo farò mai, anche perché tremo al pensiero di come reaggirebbe la padrona di casa.

Torniamo verso le 11, sperando con tutte le nostre forze che il sabato di preghiera si concluda prima o poi, chissà mai, malgrado quello che ci era stato preannunciato; intanto cominciamo a cercare una sistemazione per dormire: sulla moquette del corridoio? Ma che schifo! C’è una poltrona! Ma non si apre, è a dondolo, Rosanna ci si sdraia ma mezzo eretta non riesce a prender sonno, e poi è arrabbiatissima e giura che non ce la farà a dormire per tutta la notte. Io intanto esploro tutta la casa e, sorpresa!, dietro l’unica porta aperta trovo una camera da letto matrimoniale, con tantissimi abiti e scarpe lussuosi appesi qua e là, ma di chi sarà mai, è qui che si cela il segreto di una vita precedente della nostra misteriosa ospite, una vita di dissoluzione e peccato … c’è perfino il materasso ad acqua, che dai tempi di “La Signora in Rosso è sinonimo di peccato …

Io propongo di sdraiarci sul letto, magari stando leggeri … ma Rosanna giura che non lo farà, sente gli spiriti, ha paura della padrona, e poi … boh, insomma niente da fare.Io a mia volta non sono tranquillo, richiudo la luce e la porta con cura (che nessuno si accorga che la abbiamo aperta) e metto le 4 sedie della sala da pranzo affiancate a farmi da letto … e mi addormento malgrado Rosanna mi guardi con occhi di brace dalla sua scomodissima poltrona. Mi sveglio dopo mezzanotte, mi fa male l’anca su cui sono appoggiato, della padrona di casa ancora nessuna notizia, mi sa che non torna proprio, per fortuna Rosanna ha preso sonno, cosí pian pianino mi giro sulla schiena e mi riaddormento. Ma dopo poco mi sveglio a) semiparalizzato b) non riesco a respirare c) la schiena urla il suo sdegno per il trattamento riservatole; mi butto giù dalle sedie rischiando di farmi male e svegliando Rosanna, dopo un po’ riesco ad alzarmi e “Basta!” sono le 2 di notte, alle 6 ci dobbiamo svegliare, la tipa per questa notte non si farà vedere e quindi io vado a dormire nella Stanza del Mistero – Rosanna non cede, si gira di mezzo centimetro sulla poltrona e cerca di riprendere sonno.

Ovviamente (ve lo potete immaginare) non vado sotto le coperte, sposto appena degli abiti che stanno sul letto memorizzando spasmodicamente la loro posizione per rimetterli al mattino esattamente come li ho trovati, dormo leggero, cerco di non muovere neppure il materasso che però fa dei blog blog ad ogni mio respiro che sembrano cannonate, li sentiranno in tutta Catford chiese comprese! ma almeno la schiena non si lamenta e riesco perfino ad appisolarmi, per svegliarmi alle prime luci dell’alba per il freddo, ma sollevato dal fatto che la megera non si è proprio vista, che riesco a rimettere tutto com’era nessuno si accorgerà di niente e poi chissenefrega! A me toccava un letto per la notte, no? E comunque è tutto uguale a ieri, nononono nessuno se ne accorgerà.

 

Dopo una giornata orribile, a dormire sul bus per tutto il viaggio, coi vestiti sporchi, sentendo freddo senza una giacca pesante, ecc. torniamo a casa domenica sera e – MERDAMERDAMERDA – è chiusa anche la controporta d’ingresso, quella di cui non abbiamo la chiave! Io sono sgomento, Rosanna diventa una belva e quando la strega arriva, dopo una mezzora, temo se la sbrani! La poveretta si scusa, aveva operai per casa e per proteggere la nostra roba ha chiuso tutto a chiave poi è corsa in chiesa e si è dimenticata di riaprire, è mortificata fino alle lacrime … cosí la nostra rabbia sbollisce, ci regala addirittura una bottiglia di vino (dono per il quale finirà all’inferno, ma non credo che il suo paradiso sia molto più divertente) e poi, dopo esserci baciati in segno di riappacificazione, per tutta la settimana restante mangiamo da dio, leccornie di ogni tipo – con grande invidia da parte di Enrico, che invece è tenuto a stecchetto dal suo padrone di casa bianco e tirchio.

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