Oratorio di N.S. del Castello a Savona

Musica Altra

Venerdì 27 Aprile 2012 alle ore 21,00 presso l’Oratorio di N.S. del Castello a Savona “II Rassegna di Musica antica a Savona”,concerto de “Li Musicanti” dal titolo “Musica Altra”.

Il concerto propone brani del 1500, 1600 e 1700 che, vuoi per l’argomento, vuoi per la forma musicale, vuoi per la personalità dell’autore risultano più o meno eterodossi rispetto alla musica coeva. Le semplici danze popolari del Friuli che Giorgio Mainerio arrangiò per i nobili dilettanti dell’Accademia Filarmonica di Verona, per esempio, nascondono una vicenda drammatica: l’autore, sacerdote presso il Patriarcato di Aquileia, fu inquisito per aver partecipato alla loro esecuzione, ritenuta blasfema, in particolare quella della Schiarazula, una danza per invocare la pioggia (come si rileva dagli atti processuali). Il Mainerio fu tuttavia assolto, e studi recenti hanno dimostrato che la sua partecipazione a tali riti era coerente con la prassi coreutica ebraico-alessandrina, importata dall’Evangelista Marco, che informava la pratica religiosa del Patriarcato; la tradizione marciana era però venuta in contrasto con la liturgia ambrosiana, che si tentava di imporre anche in Friuli; va notato, infine, che ancora nel secolo successivo a Venezia si danzava la Furlana a scopi terapeutici. Il più massiccio impiego della musica a tali fini, tuttavia, si incontra ancora oggi nel Salento, dove si curano i presunti effetti del morso della tarantola con la musica e la danza; nel 1500 un frate, di stanza in Puglia, annotò questo musiche che pervennero così al grande studioso e musicologo Athanasius Kircher, che le riportò nel capitolo dedicato al “Magnetismus Musicae” della sua monumentale opera, Musurgia Universalis, in cui si trovano anche una parte dei testi, in puro dialetto locale; possediamo così un patrimonio musicale autentico, antichissimo, seppur “ridotto” dal Kircher nelle strette maglie della sua cultura musicale, improntata ai modi ecclesiastici. A rappresentare la diversità in musica, eseguiamo quindi un ballo del Matto e quello dei Buffoni, che eseguono la parodia di una scontro all’arma bianca: dopo la “passeggiata” introduttiva, laddove la musica si fa più potente i ballerini fanno cozzare le spade le une contro le altre in un finto e si auspica incruento duello. La letteratura spirituale del ‘600 si esprime, secondo lo spirito del primo Barocco, con toni eccessivi e perfino morbosi, che nel Landi trovano una corrispondente trasposizione musicale. Andrea Falconieri, musicista italiano ma attivo alla corte spagnola del Vicerè di Napoli, dove si assimilò alla cultura iberica, malgrado la Controriforma imperante non temette di inserire nella sua opera alcuni brani “pericolosi” come il brando dedicato ad uno spiritello e quelli in cui danzano Barabaso e i suoi “compari”; a stemperare il clima, abbiamo inserito un brano di grande dolcezza, “La Suave Melodia”. Michael Maier, medico, alchimista, collaboratore dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo a Praga, dove risedette nel famoso Vicolo d’Oro, pubblicò all’inizio del ‘600 quella che, con il linguaggio d’oggi, si definirebbe un’opera multimediale, l’ “Atalanta Fugiens” in cui, elaborando il mito della vergine guerriera, vengono illustrati (in lingua latina) 50 processi alchemici, preceduti da un motto, un’illustrazione emblematica, un sonetto attinente la materia e dalla musica a tre parti su cui intonarlo. Questa musica risulta sorprendente non solo alla luce della prassi musicale coeva, ma anche alle nostre orecchie ben più smaliziate: la discussione è ancora tutt’altro che conclusa, ma presumibilmente queste Fughe erano tese alla ricerca sugli intervalli tra le note, proseguendo gli studi pitagorici sulla “musica mundana”; la nostra esecuzione, tuttavia, tende piuttosto a riportarle ad una prassi più consueta e meno “magica”, prescindendo dalla ricerca alchemica che le sottende. Li Musicanti hanno curato la trascrizione in notazione moderna di tutte le fughe di Maier. Il “Sogno di una notte di mezza estate” è, tra le opere di Shakespeare, la più controversa per i reconditi significati che traspaiono dalla leggerezza e dall’ironia della commedia; Purcell ne ricavò “La Regina delle Fate”, altrettanto deliziosa quanto enigmatica, dalla quale eseguiamo l’adattamento di due danze.

La poetessa di Cairo

Sabato scorso Enrico – che i lettori di questo mio angolo di esternazioni conoscono bene (vedi Racconti Dublinesi, Morte in Valle Stretta ecc.) – ha presentato a Villa Cambiaso una sua raccolta di versi, la prima che rende pubblica: “l’Uomo di Spade” (stampato in proprio). Vista la difficoltà di reperire il libro, soprattutto per i non-savonesi, mi permetto di “rubare” a Enrico e proporre ai miei lettori uno dei suoi pezzi, quello che è risultato più in sintonia con la mia natura bizzarra (chiamiamola così); certo, ce ne sono di più preziosi tecnicamente, e di più sentiti e commossi, ma ho scelto l’esito poetico di un episodio (chiaramente autobiografico) da tanti punti di vista significativo.

La poetessa di Cairo

Pallida poetessa sciorini la tua languida lirica sfiatata
deposta su ricca pergamena
vestendo di seta e broccato il tuo nulla.

Canti il sole e le stelle
e ti consoli con Cristo.
T’aspetti ch’io tenga
la tua manina diafana
sbatta le lunghe ciglia
fissando il tuo pallore lunare
e ti parli della Bohème
invece … … … …

che fai? arretri? ti schermisci? inorridisci?
non è più onesta questa carnale durezza,
non t’ispira pur lieve carezza?
Di Majakovskij, Lawrence, Moravia
volevi parlare.
Bene, non svenire, lo metto via,
sei vegetariana e di Famiglia Cristiana.

Savona – Sala Rossa del Comune

Sabato 2 Aprile, alle ore 17.30 presso la Sala Rossa del Comune di Savona, per la rassegna “Musica Antica a Savona, avrà luogo il concerto dal titolo “Napoli Spagna – musica tra assimilazione culturale e resistenza politica”.

Mostra di strumenti storici al Priamar di Savona

L’esposizione è dedicata agli strumenti utilizzati nei secoli dal 1400 al 1700 dai musicisti ed esecutori dell’epoca rinascimentale e barocca.
Sono esposti, corredati da didascalie e diapositive illustrative, oltre 30 strumenti a rappresentare le famiglie strumentali dell’epoca.
Le aperture mattutine della mostra sono dedicate alla fruizione da parte delle scuole elementari, medie e superiori. In queste occasioni i componenti dell’associazione presenteranno, anche con esempi dal vivo, gli strumenti esposti.
Sabato pomeriggio alle 16.00 è previsto un concerto dimostrativo dei “Li Musicanti” insieme ad altri Musicisti, dove finalmente gli strumenti esposti prenderanno vita; la musica parlerà il suo linguaggio attraverso lo strumento musicale che è soprattutto strumento, tramite, nelle mani del musicista.

La Musica della mente, la musica del corpo

Venerdì 29 ottobre dalle 8.30 alle 16.45 presso l’Aula Magna “Achille Mario Dogliotti” dell’Ospedale Molinette di corso Bramante 88 a Torino, l’associazione R.aVi., in collaborazione con il V.S.S.P. e nell’ambito del decennale dell’associazione, organizza il convegno “La musica della mente, la musica del corpo” per far conoscere agli operatori sanitari alcune possibili applicazioni della musicoterapia in ambito ospedaliero e promuovere una migliore integrazione psico-corporea nei processi di cura e guarigione del paziente. Essa, infatti, può rappresentare un valido ausilio alle modalità di intervento medico, psicologico, infermieristico, educativo e riabilitativo. L’appuntamento formativo mette particolarmente in risalto il valore innovativo di questo approccio, nella nostra regione, rivolto da tempo all’umanizzazione dei diversi ambiti di cura. Modera il convegno Gerardo Manarolo.

“immagine tratta dalla locandina del convegno”

Un nuovo racconto (Còrso)

LA RICERCA DELLA FELICITA’

Trascorsi Còrsi

La spiaggia.

E’ un’ossessione, una nevrosi collettiva quella che colpisce l’Amante della Vera Corsica, quella della ricerca della spiaggia isolata: San Ciprianu, un viale circondato da negozi e pubblici esercizi di 300 metri ed eccoci direttamente sulla spiaggia, sabbia morbida, una bella baia, praticamente nessuno! Strano no, visto che gente in giro ce n’è, eccome? Ebbene no, a parte qualche anziano sderenato, mamme con bambini troppo piccoli e pochi pigri, il resto dei turisti sono altrove, alla ricerca della spiaggia isolata; e allora anche noi in marcia, sotto un sole impietoso, borsone con bevande asciugamani e ammenicoli vari, ombrellone, magari anche un lettino, più in là, ancora più in là …

Ci lasciamo alle spalle chi si è arreso, chi li guarda con commiserazione, chi con invidia … Il caldo intontisce, gli occhi sono velati dal sudore e dalla fatica, le centinaia di sederi incontrati sono diventati un’unica gigantesca chiappa grande come una collina, leggermente vibratile di nervi sfiniti, su cui si accendono per un attimo, come le caduche faville delle lucciole, i pochi seni nudi femminili …

Più in là, ancora più in là: la sabbia appesantisce le scarpe oppure la rena bagnata le inghiotte come sabbie mobili oppure ci si inciampa nelle alghe morte, e c’è da guadare un fiume, arrampicarsi sulle Rocce Rosse, balzare come caprioli imbolsiti da un masso all’altro, qualcuno traballa sotto i piedi, Rosanna che ha voluto fare la strafica ha gli infradito coi tacchetti e già la vedo precipitare, rompersi una gamba, portata via avvolta nei teli da spiaggia o impalata dall’asta dell’ombrellone, oppure via mare come un delfino ferito con le borse a fare da galleggianti, e via per un sentiero di rovi, più in là, ancora più in là …

E infine si arriva ad una spiaggia che è molto più affollata di quella da cui si è partiti! Infatti, non solo la superficie utile è infinitamente meno, ma soprattutto sono successe almeno una di queste due cose: 1) hanno costruito una strada con parcheggio che dà direttamente sulla spiaggia, per carità, un infame tratturo che manco le capre, che le sospensioni dell’auto gridano vendetta e te la giurano, che se incroci uno in senso contrario non te la cavi più, e il parcheggio ti costa 7 euro per infilarti dove un’auto non dovrebbe mai arrivare, ma è pieno, e di conseguenza anche la spiaggia, e quando il pellegrino devastato dalla marcia a piedi arriva è guardato con stupita commiserazione, eppure questa situazione è quella migliore, perché 2) la spiaggia è occupata da una marea di Amanti della Vera Corsica che hanno scelto questo lembo di terra coperta da poca sabbia granulosa e pietre, e sono veramente incazzati, ancora gente che viene a turbare il loro (inesistente quanto impossibile) isolamento, inquinare la loro acqua, e così ti becchi anche un “Soliti italiani, si sono messi proprio sul passaggio”, e quelli che se ne vanno uomini donne bambini cani di varie taglie ti camminano sugli asciugamani ti abbattono l’ombrellone e tu zitto, sovrastato dall’ostilità che promanano …

I Muscoli

Sono buoni, è vero, ma sono delle bestiacce immonde che assorbono tutte le schifezze dell’acqua e se ne alimentano, tant’è che quando c’è anche il minimo rischio di epidemia le Autorità ne vietano il consumo. Noi, sciocchi che siamo!!!, di solito prima di mangiarli gli diamo una bella lavata sotto l’acqua del rubinetto, sperando così di lavar via un po’ della porcheria che hanno in corpo, ma ohibò così gli togliamo tutto il sapore, vanno sciacquati sì, ma con l’acqua di mare!!!

Eccomi quindi con 4 bottiglie di plastica che procuro il liquido necessario, ma non ho una barca o simili da andare a prendere l’acqua di mare al largo, mi rifornisco dalla spiaggia, e guardo con sospetto il suo colore grigiastro con un po’ di giallo, la quantità di cose indefinite che galleggiano, dubito che quella che i muscoli hanno in corpo sia peggiore di questa, ma soprattutto, malgrado mi sia allontanato un po’ dalla gente, ci sono un anziano e una ragazza che fanno il bagno; ora, io (ma mi risulta quasi tutti) la prima cosa che faccio appena immerso nell’acqua è orinare, perciò per riempire le bottiglie mi tengo a metà tra i due, però col loro collo rivolto verso la ragazza, chè se devo suggere piscio insieme ai muscoli che mangio, almeno sia il suo e non quello del vecchiaccio!

Musica antica a Savona

Venerdì 30 Aprile, alle ore 21.00 per la rassegna “Musica Antica a Savona, avrà luogo il secondo concerto dal titolo “Ecco la Primavera” nell’oratorio del Cristo Risorto con musica vocale e strumentale del Rinascimento Italiano ed europeo.
Il programma comprende anche una ballata mediovale duecentesca, dalla melodia intensa e recitazione libera, attribuita a Federico II di Svevia. Nel ‘300, con l’avvento dell’Ars Nova, l’Europa si affrancava dall’epoca medioevale, le nuove ballate, canzoni e cacce si connotavano per l’assenza della rappresentazione del dramma dell’umanità, introducendo una nuova semplice armonia, che avrebbe condotto direttamente verso le moderne tonalità. Nel ‘400 la musica viveva un’età favolosa, dominata dalla grandiosa polifonia fiamminga; ma vi fu pure l’influsso della musica popolare italiana che, in in mano alle nuove generazioni di musicisti professionisti delle corti, produsse una notevole mole di danze, frottole e villotte (villancicos in Spagna) di rara freschezza, dal tematismo semplice o omoritmico, a sole 3 o 4 voci, restituendo plastica bellezza all’arte musicale e creando le basi della musica moderna. Il madrigale del’500, con la sua complessità polifonica, sarà un’evoluzione a se stante in cui la chanson francese costituì una fase intermedia.

Albenga – Auditorium S. Carlo

Ad Albenga presso l’Auditorium S. Carlo in via Roma alle ore 18.30, presentazione del ciclo intitolato “Ad Opus Incertum” e conferenza dedicata a “Simboli & significati nascosti nella Scrittura musicale – ovvero fisica & e metafisica del Suono” interventi di Maurizio Natoli, Angela Panizzi, Natascia Pane.

Un nuovo racconto (londinese)

MERIDIANO ZERO – La Casa degli spiriti

Settembre, andiamo, è tempo di migrare … e cosí anche quest’anno ho accompagnato Rosanna ed Enrico nella melodrammatica spedizione in terra d’Albione che loro chiamano “stage linguistico”; è la terza volta, l’anno scorso eravamo a Dublino (vedi Racconti Dublinesi 1 e 2 ) e due anni fa ad Hastings; quest’anno siamo andati a Greenwich, che come benvenuto ho scoperto che non si dice “Grinuic” come ho pronunciato e sentito pronunciare per sessant’anni, ma “Greenig”!

Per amor del vero, solo la scuola frequentata al mattino dai ragazzi era a Greenwich, le famiglie che ci ospitavano erano a Catford, sobborgo del sobborgo londinese di Lewisham; dalla brochure dell’agenzia, apprendiamo che Lewisham ha 60.000 abitanti, di cui il 66% di razza bianca e il 22% di razza nera, caraibica o africana: ma i bianchi o stavano tutti concentrati altrove o stanno in casa mentre i neri corrono avanti e indietro come pazzi, perché sembrano il 90% almeno!

E infatti, quando al punto d’incontro arrivano le famiglie a prelevare i ragazzi e noi group leaders, dopo due donnone bianche e un omino anche lui bianco, gli altri sono tutti di colore. Ora, i miei lettori più evoluti non troveranno in questo niente di strano, ma per me che a Savona se incontro dei neri sono o mendicanti o venditori ambulanti fa un certo effetto; mi consola che anche i ragazzi, tanto più giovani di me e più “moderni” sono un po’ stupiti e qualcuno anche imbarazzato; mi dico “Bene! Ecco una bella lezione di cultura inglese … ” Falso e ipocrita, perché a me, stando alla solita brochure, spetta la manager di un asilo, diamine, sarà bianca certamente … e infatti ecco comparire una signora di colore ENORME, faccione quadrato, capelli crespi cortissimi, che mi leva di mano le due valige che penosamente sto trascinando verso di lei e con due dita le schiaffa nel portabagagli di una cosa che, in tempi remoti, era una automobile, oggi non saprei come definirla; comunque parte, e la signora guida come un pirata della strada insultando gli altri automobilisti che non le fanno strada, peraltro abbondantemente ricambiata – quando si fa largo a colpi di clacson io sussurro un penoso “Italian style” con un timido e prudente sorriso, lei si fa una bella risata e dice “Yaaa!”.

Sto pensando che era ovvio, in una zona nera con asili frequentati da neri era la cosa più ovvia che anche la direttrice fosse nera, quanto alla presunta automobile, se non lo so io che gli stipendi pubblici sono bassi … stiamo percorrendo la via in cui si trova la casa, tipico viale inglese con casette a due piani monofamiliari accoppiate a due a due, ma che tristezza: ci sono tantissimi cartelli “TO LET” e le case in vendita sono desolanti e un po’ spettrali, con le tendine alle finestre sporche e strappate, il giardinetto pieno di oggetti abbandonati e ruggini, talvolta pensino un’auto coperta da due dita di sporco, gomme sgonfie, che fanno pensare ad una rovina drammatica ed improvvisa ma danno a tutta la via un aspetto tra il desolante e l’inquietante, con questi fantasmi di vite spezzate alternati alle case normalmente abitate.

Arriviamo alla casa e, sorpresa, scopro che la manager di asilo, comunque, e fatti salvi i controlli delle autorità preposte, il posto se lo è creato da sè adibendo il piano terra della sua abitazione ad asilo privato; peraltro scopro che non è la signora che mi accompagna perché questa, per trovare la nostra camera, deve provare tutte le porte che, strano però, sono tutte chiuse a chiave. Chi sarà la nostra landlady? Perché tutte le porte sono chiuse? Chi vive in questa casa che è tanto grande ma pare deserta?

La camera è grande, arredata con due letti con rotelle, cosí di notte ti sembra di essere in barca, mare mosso; è pulita, ma la squallida pittura old blu è alternata a generose spatolate di stucco bianco, neppure carteggiato, che dà un senso di precario … e non c’è luce, cioè c’è solo il lampadario centrale, niente comodini, niente lampadina da notte … e l’armadio, un kitch terribile, falso rococò con i bordini in finto oro che ne mancano per cosí, e il retro è sfondato e si apre su un buio nulla preoccupante: topi? Per sicurezza tengo tutto in valigia, ma anche questa, lí aperta per terra aggiunge desolazione a desolazione e anche un che di provvisorio in attesa di … ?

Arriva finalmente, la landlady, di origine giamaicana, per quel che ne capisco, laconica fino al nulla, parla peraltro un inglese strano e non solo per me, anche per Rosanna che ne ha sentito di tutti i tipi, tutto gutturale con frequenze da baritono, e poi un’aria tristissima e un gran mazzo di chiavi, saranno un centinaio, con cui apre e subito richiude ogni porta per cui passa; e poi vive in un’unica stanza, quella accanto alla nostra, dove dorme mangia e tiene la TV accesa giorno e notte – e anche il caminetto, ma se sembra di essere estate, ce l’ha il sangue nelle vene??!!??

Rosanna non sa resistere alla voglia di fumare in camera, anche perché uscire la sera davanti a casa, beh, le fa un po’ paura; lei se ne accorge subito e le fa una faccia orribile, fumare, se non se ne può fare a meno, dice con tono minaccioso, si può, ma fuori dalla porta di casa … e Rosanna terrorizzata si rassegna a tenersi la voglia fino al mattino.

Noi, da bravi italiani, ci siamo procurati una bottiglia di vino per la cena e gliene offriamo … mamma mia, cosa abbiamo fatto! Scandalizzata ci dice di appartenere a una religione che vieta assolutamente di bere vino, ‘zzo, anche questo oltre al fumo, e che altro?

La religione che dichiara di professare non è poi cosí esotica, addirittura c’era anni fa a Savona un gruppo di suoi confratelli – però bianchi – e poi l’atmosfera della casa e il soggetto ci fanno inesorabilmente pensare a qualche strano rito, non dico il vudù, ma in cosa consisteranno i loro riti?

E poi, perché la nostra camera non ha la chiave da potersi chiudere dentro almeno di notte?

Arriva il sabato, passiamo una giornata pesantissima portando i ragazzi a Londra fin dal mattino, il giorno dopo ci aspetta una levataccia per andare a visitare un qualche castello chissà dove, arriviamo distrutti con un po’ di anticipo, la incontriamo sulla soglia di casa e ci dice che sta andando in chiesa e che resterà lí tutta la notte (??) beh, meglio, nella casa vuota siamo più tranquilli; ma …

Arrivati alla nostra camera, scopriamo che è chiusa a chiave! Dentro c’è tutto, dal carica telefonino (che dà il segnale di batteria esaurita, ovvio no?) ai vestiti per cambiarci, al necessario per la toletta, alla giacca perché si è messo un po’ freddo … Proviamo a cercare la chiave, ma giriamo per tutta la casa, enorme, senza trovarla né trovare niente che possa aiutarci ad aprire la porta, vuoi una chiave diversa come quelle che trovo in un armadio a muro che ho aperto facendomi il segno della croce, al cacciavite, anch’esso lí dentro, ma bisognerebbe distruggere lo stipite, che oltretutto è appena stato ridipinto, io il coraggio non ce l’ho!

Rosanna prova con le ultime risorse del telefonino a chiamare il numero che ci ha dato l’agenzia: le risponde un inquietante rumore come di sciacquio e una voce cavernosa in un anglo-vudù le chiede chi è, lancia alcune grida indecifrabili e chiude la comunicazione!

Sconsolati, ceniamo e andiamo come al solito al pub per incontrarci con Enrico – la signora non ha mai mostrato di gradire queste uscite serali, anche se noi le giustifichiamo con la necessità di verificare che i ragazzi siano tutti a letto (e questi stanno in casa finché quello lasciato di sentinella li avverte che NOI siamo andati a letto, dopodiché se ne scappano a Londra mentre noi dormiamo sonni beati pensandoli al sicuro). Appresa la triste vicenda, Enrico non ha dubbi: “Buttate giù la porta!” ma io so che non lo farò mai, anche perché tremo al pensiero di come reaggirebbe la padrona di casa.

Torniamo verso le 11, sperando con tutte le nostre forze che il sabato di preghiera si concluda prima o poi, chissà mai, malgrado quello che ci era stato preannunciato; intanto cominciamo a cercare una sistemazione per dormire: sulla moquette del corridoio? Ma che schifo! C’è una poltrona! Ma non si apre, è a dondolo, Rosanna ci si sdraia ma mezzo eretta non riesce a prender sonno, e poi è arrabbiatissima e giura che non ce la farà a dormire per tutta la notte. Io intanto esploro tutta la casa e, sorpresa!, dietro l’unica porta aperta trovo una camera da letto matrimoniale, con tantissimi abiti e scarpe lussuosi appesi qua e là, ma di chi sarà mai, è qui che si cela il segreto di una vita precedente della nostra misteriosa ospite, una vita di dissoluzione e peccato … c’è perfino il materasso ad acqua, che dai tempi di “La Signora in Rosso è sinonimo di peccato …

Io propongo di sdraiarci sul letto, magari stando leggeri … ma Rosanna giura che non lo farà, sente gli spiriti, ha paura della padrona, e poi … boh, insomma niente da fare.Io a mia volta non sono tranquillo, richiudo la luce e la porta con cura (che nessuno si accorga che la abbiamo aperta) e metto le 4 sedie della sala da pranzo affiancate a farmi da letto … e mi addormento malgrado Rosanna mi guardi con occhi di brace dalla sua scomodissima poltrona. Mi sveglio dopo mezzanotte, mi fa male l’anca su cui sono appoggiato, della padrona di casa ancora nessuna notizia, mi sa che non torna proprio, per fortuna Rosanna ha preso sonno, cosí pian pianino mi giro sulla schiena e mi riaddormento. Ma dopo poco mi sveglio a) semiparalizzato b) non riesco a respirare c) la schiena urla il suo sdegno per il trattamento riservatole; mi butto giù dalle sedie rischiando di farmi male e svegliando Rosanna, dopo un po’ riesco ad alzarmi e “Basta!” sono le 2 di notte, alle 6 ci dobbiamo svegliare, la tipa per questa notte non si farà vedere e quindi io vado a dormire nella Stanza del Mistero – Rosanna non cede, si gira di mezzo centimetro sulla poltrona e cerca di riprendere sonno.

Ovviamente (ve lo potete immaginare) non vado sotto le coperte, sposto appena degli abiti che stanno sul letto memorizzando spasmodicamente la loro posizione per rimetterli al mattino esattamente come li ho trovati, dormo leggero, cerco di non muovere neppure il materasso che però fa dei blog blog ad ogni mio respiro che sembrano cannonate, li sentiranno in tutta Catford chiese comprese! ma almeno la schiena non si lamenta e riesco perfino ad appisolarmi, per svegliarmi alle prime luci dell’alba per il freddo, ma sollevato dal fatto che la megera non si è proprio vista, che riesco a rimettere tutto com’era nessuno si accorgerà di niente e poi chissenefrega! A me toccava un letto per la notte, no? E comunque è tutto uguale a ieri, nononono nessuno se ne accorgerà.

 

Dopo una giornata orribile, a dormire sul bus per tutto il viaggio, coi vestiti sporchi, sentendo freddo senza una giacca pesante, ecc. torniamo a casa domenica sera e – MERDAMERDAMERDA – è chiusa anche la controporta d’ingresso, quella di cui non abbiamo la chiave! Io sono sgomento, Rosanna diventa una belva e quando la strega arriva, dopo una mezzora, temo se la sbrani! La poveretta si scusa, aveva operai per casa e per proteggere la nostra roba ha chiuso tutto a chiave poi è corsa in chiesa e si è dimenticata di riaprire, è mortificata fino alle lacrime … cosí la nostra rabbia sbollisce, ci regala addirittura una bottiglia di vino (dono per il quale finirà all’inferno, ma non credo che il suo paradiso sia molto più divertente) e poi, dopo esserci baciati in segno di riappacificazione, per tutta la settimana restante mangiamo da dio, leccornie di ogni tipo – con grande invidia da parte di Enrico, che invece è tenuto a stecchetto dal suo padrone di casa bianco e tirchio.